«La metà dei volontari ha detto che non si era mai dedicata a attività gratuite per altri perché nessuno glielo aveva mai chiesto. Questo significa che c’è un potenziale enorme di energie per il Paese che aspetta solo di essere intercettato»

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«La metà dei volontari che abbiamo selezionato ha detto che non si era mai dedicata a attività gratuite per altri perché nessuno glielo aveva mai chiesto. Questo significa che c’è un potenziale enorme di energie per il Paese che aspetta solo di essere intercettato».

 

Lo ha detto questa sera il presidente del Ciessevi (Centro servizi per il volontariato della Provincia di Milano) Ivan Nissoli, intervenendo al dibattito davanti all’Edicola Caritas sul tema “Dopo Expo vorrei… Noi volontari, una risorsa per il Paese”.

 

Per conto di Expo Milano 2015, la rete dei Centri servizi per il volontariato ha selezionato e orientato 8mila volontari. Persone con un’età media di 27 anni, per il 60% donne. A questi si devono aggiungere i mille giovani ex Erasmus in servizio al padiglione dell’Unione Europea e le migliaia scelte dai Paesi per accogliere i visitatori dei propri padiglioni (120 gli Stati Uniti, 90 la Cina, 60 gli Emirati Arabi Uniti, ad esempio). Altri volontari sono stati poi chiamati dalle organizzazioni della società civile presenti ad Expo. Solo la Caritas, ad esempio, ha mobilitato 540 volontari e ha inserito 30 dei 140 giovani in servizio civile in progetti di accoglienza e comunicazione all’interno del proprio mini-padiglione e nei 9 cluster tematici.  Se si considerano però anche i volontari impegnati fuori dal sito – le guide volontarie del Comune di Milano e del Touring club, e i “volontari per un giorno” di Sodalitas – secondo il Ciessevi si può stimare in 50 mila il numero di persone che hanno offerto gratuitamente tempo ed energie per Expo.

 

«Expo ha accelerato processi che erano già in corso nel mondo del volontariato: la voglia di partecipare ai grandi eventi a cui avevamo già assistito durante il Giubileo del 2000 e le Olimpiadi di Torino.  Ma per trasformare questa grande disponibilità in una risorsa vera per il Paese occorre fare due cose. Rendere stabile il modello che abbiamo realizzato proprio qui ad Expo: un quadro di regole precise che individua funzioni e ruoli per non trasformare questo grande desiderio di esserci in una forma mascherata di lavoro a costo zero. Secondo, trovare il modo per canalizzare queste energie suscitate dall’entusiasmo del momento in impegno stabile», ha osservato Nissoli.

 

«Da quando ho smesso di lavorare ho più tempo libero. E mi sono detto “perché no?”. Ho visto in Expo un’opportunità per parlare alla gente dei temi che mi interessavano: la lotta alla povertà, la solidarietà, la condivisione delle risorse», ha detto, intervenendo al dibattito Luigi Bossi, 65 anni, ex consulente informatico in pensione, molto attivo in parrocchia.

 

Chiara Tessari, 29 anni, studentessa di Beni culturali ha raccontato la sua esperienza all’Edicola di Caritas: «Mi sono dovuta preparare studiando il materiale che mi hanno dato: racconto quello che Caritas fa nel mondo per aiutare chi ha bisogno. Condivido il messaggio e sono contenta di dare il mio contributo per diffonderlo. Ma spero anche che questa esperienza mi possa essere utile per trovare il lavoro che voglio fare: la guida in un museo».

 

Le storie dei volontari e dei ragazzi in servizio civile per la Caritas sono raccontate sul blog: http://expoblogcaritas.com/