La consapevolezza che esiste un nutrimento dello spirito spinge la Chiesa di Milano a fare dell'Expo un grande momento di azione e di riflessione, nell'agire e nel pensiero quotidiano di una grande città come Milano, chiamata a ospitare l'evento, e di una grande diocesi come quella ambrosiana, chiamata ad arricchirlo con la fede, le iniziative e le idee della comunità cristiana
Siamo in grado di produrre cibo per tutti, ma non tutti hanno accesso al cibo. Papa Francesco ha individuato in questo paradosso evidente l’origine degli squilibri del sistema alimentare globale.
Risolvere il problema della fame nel mondo oggi può essere un obiettivo alla portata.
Le religioni e la tradizione cristiana in particolare possono dare un contributo cruciale non soltanto nel denunciare lo scandalo dell’accesso al cibo negato per milioni di persone ma anche nell’infondere lo slancio necessario a cercare di superarlo.
Occorre riconoscere che il cibo non è una merce come le altre anche perché non può essere ridotto soltanto alla sua dimensione materiale, ma deve aprirsi al concetto della spiritualità che lo attraversa.
La consapevolezza che esiste un nutrimento dello spirito spinge la Chiesa di Milano a fare dell’Expo un grande momento di azione e di riflessione, nell’agire e nel pensiero quotidiano di una grande città come Milano, chiamata a ospitare l’evento, e di una grande diocesi come quella ambrosiana, chiamata ad arricchirlo con la fede, le iniziative e le idee della comunità cristiana.
Perché grandi obiettivi come l’eliminazione della fame nel mondo possono essere letti nel nostro modo di intendere, come credenti, la pace come condizione necessaria per il raggiungimento del bene comune e per la sconfitta delle disuguaglianze.
L’esperienza del cibo è sempre rituale e, come tale, è un’apertura agli altri, a Dio, un’apertura grata che riconosce che non ci siamo fatti da soli e che il creato ci è stato donato.
Riconoscere questo significa accettare un’idea di sobrietà, che non vuol dire castigarsi o dover rinunciare a qualcosa di buono, ma al contrario rinunciare a ciò che, uccidendo un legame, spezza qualcosa con gli altri. È un’idea di sobrietà che è molto attuale anche per Expo 2015 e per il messaggio che la diocesi di Milano, la diocesi dell’Expo, vuole dare.