Il vescovo ausiliare milanese ha visitato il padiglione della Santa Sede e l'edicola Caritas in Expo

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Il padiglione della Santa Sede è un punto significativo di discontinuità rispetto a tutto ciò che c’è intorno. L’Edicola Caritas ha una capacità evocativa dirompente: provoca per far riflettere.

 

Sono queste le reazioni di monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare di Milano, ai segni della presenza della chiesa a Expo Milano 2015.

 

«Passando a piedi per il decumano – ha commentato il vescovo ausiliare di Milano, giunto al sito espositivo per accogliere e accompagnare la visita, sabato 6 giugno, della presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet, al padiglione della Santa Sede – si vedono strutture molto belle e accattivanti dal punto di vista dell’immagine e dei suoni. Arrivando a quella della Santa Sede, invece, si nota subito una forte discrezione. I colori si attenuano, le scritte sono appena accennate. Non si viene attirati da qualcosa che ti viene addosso in modo imponente. Una persona, quindi, deve avvicinarsi di suo e decidere di voler vedere quello che c’è qui, accettando quasi una sfida. Perciò questo posto ha una sua discontinuità rispetto a ciò che lo circonda, non in senso antagonistico, ma di una giusta discontinuità. Da fuori si ha la percezione che qui c’è qualcosa che ha un sapore diverso».

 

Monsignor Martinelli si è soffermato sui contenuti del Padiglione riflettendo a partire dalle parole evangeliche che accolgono i visitatori “Dacci oggi il nostro pane” e “Non di solo pane”.

 

«Da una parte – ha spiegato – con “Dacci oggi il nostro pane” abbiamo il richiamo al bisogno del cibo e del nutrimento che ci fa vivere; dall’altra la consapevolezza che la vera casa del bisogno è il desiderio, cioè qualcosa di molto più grande che va oltre l’immediato, ma che lo attraversa pienamente. E quindi, “non di solo pane”. Il che non vuol dire non prendere seriamente in considerazione il bisogno del cibo, ma abbracciarlo e attraversarlo, per collocarlo nell’orizzonte più adeguato per l’umano, che è il desiderio del compimento e della felicità, possibile solo con l’uscita da sé e nella condivisione con l’altro. Pertanto i bisogni stessi diventano luogo di comunione e di relazione con la persona».

 

NELL’EDICOLA CARITAS

 

Anche l’Edicola Caritas ha colpito monsignor Paolo Martinelli, in particolare con quella che lui ha definito una «capacità evocativa dirompente» attraverso le due opere d’arte installate nello spazio espositivo e incentrate sul tema “Dividere per moltiplicare”.

 

«Da qui – ha detto – si va via inevitabilmente con grandi domande sull’uso che facciamo dei nostri beni, sulla non condivisione, sull’accumulo disordinato ed egocentrico. Aspetti che poi richiedono una difesa spropositata generando di fatto violenze e soprusi. Accanto a tutto ciò la proposta che qui si fa è quella della divisione dei beni che permette di crescere in comunione, in fraternità e in relazioni positive. Ed è molto provocatoria la frase che invita a dover dividere per poter condividere. Il messaggio che ne vien fuori è che l’io ritrova se stesso solo se cresce nel rapporto con l’altro. Perché non c’è nessun io che non sia in relazione con gli altri».

 

Inoltre, ha concluso, «la sollecitazione di una delle installazioni e cioè che “la risposta ai nostri problemi è qualcosa che ancora non conosciamo, ma che c’è e dobbiamo indagarla”, ci mette in un atteggiamento di ricerca condivisa di cui dobbiamo appropriarci in modo positivo».