L'intervento dell'Arcivescovo di Milano su "Il sole 24 ore": «Se un aumento della produttività è auspicabile, questo chiede di essere accompagnato da azioni volte a promuovere un approccio integrale al problema della fame»

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In un contesto di sacrosanta rivendicazione dei diritti dell’uomo, come il nostro, non possiamo passare sotto silenzio la sistematica violazione del “diritto al cibo”.

 

Se ne occupa la Carta di Milano, stesa in occasione dell’Expo per coinvolgere i cittadini del mondo «nel combattere la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, attraverso quattro prospettive interconnesse: cibo, energia, identità e dinamiche della convivenza». Perché il nobile intento della Carta di Milano non “resti sulla carta” occorre anzitutto riconoscere che oggi la fame non è una questione di domanda e offerta di cibo a livello globale, ma di accesso al cibo per le popolazioni più vulnerabili. Pertanto limitarsi ad incrementare la produzione agricola non risolve il problema.

 

Gli esperti ci dicono che se un aumento della produttività è auspicabile, questo chiede di essere accompagnato da azioni volte a promuovere un approccio integrale al problema della fame. Non bisogna trascurare nessuno dei fattori in campo, partendo dai livelli macro fino a giungere a quelli micro.

 

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