Più di una mensa. Il "Refettorio ambrosiano" è luogo dove condividere i pasti, la quotidianità, un pezzo di vita. Promosso dalla Diocesi di Milano e dalla Caritas ambrosiana da un'idea del celebre chef Massimo Bottura e del designer Davide Rampello. Recupererà ogni giorno gli avanzi delle cucine di Expo 2015 per farne piatti stellati.
Si chiama Refettorio Ambrosiano ed è uno dei progetti principali che la Diocesi di Milano, insieme alla Caritas Ambrosiana, promuove in occasione di Expo 2015. Un refettorio, cioè qualcosa più di una semplice mensa: un luogo dove una comunità condivide i pasti, la quotidianità, un pezzo di vita. Ambrosiano, perché lo spirito che anima l’iniziativa è quello caratteristico della solidarietà ambrosiana, della “Milano con il cuore in mano”.
L’idea nasce da un’intuizione dello chef stellato Massimo Bottura e dal designer Davide Rampello, che hanno pensato di creare una mensa speciale – con 90 posti riservati alle persone senza dimora e i nuovi poveri che popolano la città – e di portarne ai fornelli i più famosi chef del mondo, che per un mese durante il periodo dell’Esposizione Universale cucineranno i loro piatti recuperando gli scarti e gli avanzi delle cucine dei vari Padiglioni.
Solidarietà, diritto al cibo, lotta allo spreco dunque alle radici del progetto, ma non solo. Perché se il cibo è nutrimento per il corpo, l’uomo ha bisogno anche di nutrire lo spirito. E allora il Refettorio sarà anche luogo di arte e bellezza: avrà sede infatti nel vecchio teatro della parrocchia di San Martino in Greco, quartiere che racconta ancora la storia di una Milano fatta di vecchi borghi periferici, ma già molto metropoli moderna dove le povertà si scontrano con le differenze di lingua e cultura. Il teatro è stato oggetto di un restauro a cura del Politecnico di Milano, il salone verrà allestito con dodici grandi tavoli pensati dai più importanti designer italiani e troveranno spazio anche opere d’arte appositamente realizzate e donate da alcune grandi firme.
Il Refettorio Ambrosiano sarà anche il segno che la Diocesi e la Caritas vogliono lasciare in eredità alla città nel dopo Expo. Caritas infatti garantirà la continuità del progetto, inserendolo nella rete di servizi alle persone disagiate che già è attiva in città: non ci sarà solo la distribuzione di un pasto caldo, ma anche la possibilità di ripartire: con l’accompagnamento a trovare un lavoro e a rimettersi in piedi con dignità.
Clicca qui per informazioni più dettagliate sul progetto dal sito chiesadimilano.it