Nella Milano che con Expo si interroga sul rapporto tra pianeta, cibo, economia, uomo, apre una caffetteria dove ognuno di questi aspetti è un valore aggiunto alla bontà del caffè.

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Ha aperto in via Padova 36 a Milano, una moderna e accogliente caffetteria dove si può degustare e acquistare “BESO” (besocaffe.it), il caffè in capsula “quattro volte buono”: buono all’origine, buono per l’ambiente, buono verso i più deboli e buono da gustare.

 

Una novità sul mercato italiano: è infatti il primo caffè Biologico, Eco e Solidale, confezionato in una capsula completamente riciclabile, prodotta e commercializzata da persone svantaggiate.

 

Il progetto è una nuova sfida sociale e imprenditoriale di tre cooperative sociali milanesi: Chico Mendes, storico rivenditore di prodotti del commercio equo e solidale, Vesti Solidale, specializzata nell’imprenditoria sociale e inserimento lavorativo, Bee4.Altrementi, per l’inserimento lavorativo di detenuti. Insieme al Consorzio Farsi Prossimo, composto dalle cooperative sociali di Caritas Ambrosiana, hanno deciso di unire le forze e costituire il consorzio Laboratorio del Caffè.

 

BESO è il primo caffè in capsula a basso impatto ambientale, frutto di una filiera produttiva etica dall’origine fino alla commercializzazione. Proviene, infatti, dai piccoli agricoltori delle rete Fair Trade ed è coltivato secondo criteri che rispettano l’ambiente e i lavoratori. Tutta la fase di lavorazione e confezionamento avvengono in Italia ad opera delle cooperative sociali promotrici.

 

«Grazie al coinvolgimento di soggetti della cooperazione sociale con una solida tradizione alle spalle creiamo opportunità di impiego per quei lavoratori “deboli” ma che hanno capacità e voglia di fare», osserva Francesco Bernasconi della Cooperativa Bee4.Altrementi.

 

Tutte le tappe che portano il caffè BESO dal campo in cui è coltivato al cliente sono caratterizzate da questa logica, vero marchio di fabbrica dell’operazione. Ad esempio, l’assistenza commerciale ai clienti è affidata a un call center con sede all’interno del carcere di Bollate e viene svolta da personale detenuto. Nella lavorazione del caffè in capsule, nel confezionamento e nell’assistenza tecnica vengono impiegate persone svantaggiate, tra cui persone con disabilità psichica e fisica e disoccupati di lunga periodo altrimenti esclusi dal mercato del lavoro.