Il sociologo intervistato da Paolo Lambruschi davanti all'edicola Caritas: l'enciclica di Papa Francesco «è un invito a costruire luoghi che uniscono, che mettono in connessione»

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«Sarà sufficiente la Carta di Milano consegnata a Ban Ki-moon? Non credo, ma è l’inizio del percorso, di un cambio d’epoca». Lo ha detto il sociologo Aldo Bonomi, intervistato dal giornalista Paolo Lambruschi sull’eredità di Expo nel corso dell’incontro “Dopo Expo vorrei… lotta ai poveri o alla povertà” organizzato davanti all’Edicola Caritas.

 

«Expo va letta in due modi – ha sottolineato il sociologo – Expo è andata bene per logistica e numero di visitatori, ha funzionato dal punto di vista geopolitico, per il numero di capi di Stato che l’hanno visitata, per l’aumento del PIL ai turisti. Però attenzione, Expo è stato anche un diffondersi di segnali carsici diffusi sotto traccia: basta vedere la riunione mondiale delle Caritas e poi i convegni su cui si è ragionato a spizzichi e bocconi di temi che stavano dietro al titolo. Se questi segnali deboli andranno nella direzione del cambio d’epoca potremmo dire che anche questo Expo è stata all’insegna della discontinuità con il passato. Quella di Milano ha come centro il tema della nutrizione ma dietro questo c’è il tema della fame. Qualcuno ha pensato che questo volesse dire cuochi di tutto il mondo unitevi invece no, è indigenti di tutto il mondo unitevi».

 

Bonomi ha anche parlato anche dell’enciclica Laudato si’: «Noi facciamo sempre confusione tra terra e territorio, li usiamo in maniera indifferente, invece il dibattito in corso dice che la terra è terra ed è una risorsa scarsa, l’uomo deve curarla e preservarla. Il territorio è la costruzione sociale e quindi l’enciclica del Papa non è un’enciclica verde perché parte dalla terra ma ci ricorda che dobbiamo costruire il territorio delle forme di convivenza, dell’abitare. E quindi il Papa fa un’enciclica rivolta al territorio, come noi abitiamo la terra: è un invito a costruire luoghi che uniscono, che mettono in connessione».

 

L’appuntamento rientra nel ciclo di dialoghi-testimonianza “Dopo Expo vorrei…” ideato da Caritas per riflettere sull’eredità di Expo. Ogni venerdì sino a fine ottobre, davanti al piccolo padiglione che Caritas ha allestito a Expo Milano 2015, è previsto il confronto tra un esperto e un testimone, sollecitati da un giornalista, a partire da una domanda: quale contributo l’Esposizione deve lasciare alla città nell’ambito nel quale sono impegnati.  La decisione di organizzare un programma di incontri aperti ai visitatori nasce dalla convinzione che Expo è occasione di incontro e confronto, capace di generare un cambiamento autentico, a cominciare dagli stili di vita della città. Un’occasione che per realizzarsi deve essere stimolata, aprendo il confronto a tutti i cittadini e visitatori, oltre i circoli degli addetti ai lavori.  Questo cambiamento sarà, prima ancora dei numeri, il vero lascito per Milano e il Paese di Expo Milano2015.

 

I dibattiti dei venerdì dell’Edicola Caritas continueranno anche sui social media, in particolare attraverso l’account @caritasinexpo, con l’hashtag #dopoexpovorrei.