Sono 140 i ragazzi che, da volontari, guideranno i visitatori dell'edicola Caritas. Alessandro Rosina: «I giovani capiscono che queste esperienze sono arricchenti: per sé, perché fanno crescere, producono competenze, ma anche per gli altri, perché il loro lavoro può migliorare il contesto in cui vivono»
«C’è una voglia dei giovani di essere partecipativi, di fare esperienze concrete, di sentirsi parte attiva del gioco. Quello che è peggio per i giovani, oggi, è stare fermi: per cui, che si tratti di volontariato o di lavoro, l’importante è impegnarsi», così Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, commenta i numeri del bando del servizio civile per Caritas in Expo.
Chiuso nelle scorse settimane, il bando ha avuto una risposta molto al di sopra delle aspettative, perché per i 140 posti disponibili sono giunte circa 300 candidature, più del doppio rispetto alla domanda.
Rosina è tra i curatori del Rapporto Giovani stilato annualmente dall’Istituto Toniolo, in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo, che nell’ultima versione ha dedicato grande spazio alle aspettative dei giovani italiani sull’Expo di Milano.
Tra i giovani intervistati dal Toniolo, molti erano quelli interessati a fare un’esperienza di volontariato all’interno di Expo. Uno su quattro si era dichiarato direttamente pronto e più di sei su dieci pronto a valutare tempi e modalità per un proprio contributo volontario. Meno del 13% era disinteressato a questa esperienza.
«I giovani capiscono che queste esperienze sono arricchenti: per sé, perché fanno crescere, producono competenze, ma anche per gli altri, perché il loro lavoro può migliorare il contesto in cui vivono – continua Rosina – vedono questa opportunità, dunque, come un mix tra l’arricchimento personale e l’utilità sociale. Per cui, se chi propone l’esperienza è un interlocutore credibile, come Caritas o come un grosso evento come Expo, si mettono in gioco».
Attenzione però al rischio che, tra la manifestazione della volontà a impegnarsi e l’impegnarsi davvero, qualcuno si perda per strada. «C’è la possibilità che tra il dire e il fare i giovani rinuncino. Non tutti: c’è una fascia di giovani più incerta e insicura, che ha meno risorse culturali e relazionali. Sono loro quelli più a rischio», ammonisce Rosina. Sono gli stessi che però avrebbero più vantaggi e un maggior ritorno a partecipare e a mettere questa esperienza a curriculum. «È necessario allora andar loro incontro, aiutarli a concretizzare questo percorso», conclude.
Intanto la selezione per il servizio civile è partita, i ragazzi dovranno essere pronti il 20 aprile per un periodo di formazione di dieci giorni, al termine del quale faranno il loro ingresso nel sito espositivo, per l’inaugurazione del 1 maggio. Tra le domande anche 10 stranieri comunitari ed extracomunitari (di cui tre di cittadinanza marocchina, 1 albanese e 1 del Togo).
Le risposte al bando sono arrivate da giovani tra i 18 e i 28 anni che desiderano diventare ambasciatori di Caritas in Expo. Un gruppo accoglierà i visitatori dell’Edicola che Caritas Internationalis ha costruito all’interno del sito espositivo, un grande spazio interattivo e multimediale, luogo di incontro e percorso esperienziale, fulcro di tutta l’attività di Caritas per i sei mesi dell’esposizione. Altri invece daranno il loro contributo nei padiglioni tematici, i cosiddetti cluster di Expo.
Da novembre, al termine dell’esposizione universale, il loro impegno continuerà nei centri e nei servizi di Caritas sul territorio di Milano, della Lombardia e d’Italia, che operano a favore di rifugiati politici, senza tetto, vittime di tratta, disabili.