L'intervista di Avvenire al prof. Franco Riva, docente di Antropologia filosofica ed Etica sociale alla Cattolica di Milano: «Crediamo con ingenuità che il mangiare quotidiano sia una faccenda personale, che riguarda l'intimità»

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«Se da una parte si pone in evidenza che quello del cibo è un problema globale, un’emergenza, dall’altra si mettono in atto meccanismi per cui l’atto del mangiare da parte del singolo diventa un gesto massificato, in quanto frutto di meccanismi collettivi sradicati. Solo in apparenza è una pratica quotidiana individuale».

Lo afferma Franco Riva, docente di Antropologia filosofica ed Etica sociale alla Cattolica di Milano in una recente intervista al quotidiano Avvenire.

«Se ci riporta al radicamento nel corpo – prosegue -, in un tempo e in un luogo, il cibo è un antidoto agli eccessi della cultura del virtuale. Ancor di più per questo è importante legare ciò che mangiamo alla cura del creato, alla provenienza, alla diversificazione delle produzioni agricole. Raffredda le fughe nel virtuale ricordandoci che il nostro è un destino di incarnazione e quindi di prossimità con gli altri, di responsabilità».

 

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