È da marzo nelle librerie "Dividere per moltiplicare. La condivisione fa crescere il ben-essere", di Luciano Gualzetti e Sara Zandrini. A partire dai temi di Expo 2015, racconta l'impegno di Caritas in un mondo in cui si butta un terzo del cibo prodotto e 805 milioni di persone soffrono la fame.

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Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene scartato. Ottocentocinque milioni di persone soffrono la fame. Parte da questi inaccettabili e contraddittori dati (diffusi dalla Fao) il libro Dividere per moltiplicare. La condivisione fa crescere il ben-essere di Luciano Gualzetti e Sara Zandrini, da marzo in libreria (Collana Pane nostro – Pagine da gustare, Editrice Missionaria Italiana, pp. 64, euro 5).

 

Il testo riassume le proposte di Caritas italiana in merito al problema del diritto al cibo, tema collegato a Expo 2015, raccontate dal vicedirettore di Caritas Ambrosiana (e vice commissionario del Padiglione della Santa Sede all’esposizione universale), e dalla responsabile della formazione di Caritas Ambrosiana.

 

 

Eccone di seguito un estratto

 

 

«Caritas opera nella quotidianità come pure nei momenti di crisi – sociale, economica, esistenziale − o nelle emergenze, in Italia e in altri 200 paesi e territori in cui essa è presente. La problematica legata alla fame riguarda i comportamenti e i gesti che ciascuno di noi compie nella vita di tutti i giorni. Allo stesso tempo è anche una questione che supera i singoli individui, al punto di schiacciarne le vite. Questo impone l’esigenza di una riflessione ampia che evidenzi il problema della relazione tra economia, capacità di organizzazione delle istituzioni e solidarietà. Bisogna operare perché il valore della solidarietà, del condividere, si inserisca come un cuneo e stravolga quella concezione della libertà economica che usa strumentalmente gli individui.

Bisogna avere la forza e il coraggio di modificare un sistema sociale dell’economia che si ispira unicamente a logiche di profitto, in cui ciò che domina non è la concezione di una distribuzione adeguata ed equa delle risorse bensì l’irresponsabile sfruttamento del creato, favorito dall’inadeguatezza totale delle regole del sistema finanziario ed economico: “La finanziarizzazione si è potuta sviluppare perché è stata tollerata o addirittura facilitata in un contesto culturale che favoriva una diffusa deregolamentazione delle operazioni finanziarie. […] Questo sforzo di regolamentazione e di supervisione dei mercati finanziari è certamente necessario”. (A. Scola, Cosa nutre la vita? Expo 2015, Centro Ambrosiano, Milano 2013).

[…] L’esigenza di educarci all’umanità ci conduce immediatamente alla riflessione sulla cosiddetta “cultura dello scarto” che papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium evidenzia come una tendenza in atto e che addirittura viene promossa, come ciò che palesa la contraddizione di una parte di mondo che ha troppo, al punto di ammalarsi a causa di quel di più, e di una parte del mondo in estrema mancanza. Una carenza che non è “nelle cose”, ma è piuttosto il frutto di una visione sbagliata e pericolosa in cui la produzione, la commercializzazione e la distribuzione del cibo sono gestite in modo non equo. […] Risolvere il problema della fame non è dunque una questione semplice. Sicuramente non è solo questione di beneficenza, ma di giustizia per garantire a tutti un’alimentazione adeguata che è tale, come dice l’Onu, solo “quando ogni uomo, donna e bambino, da solo o in comunità con altri, dispone in qualsiasi momento dell’accesso fisico ed economico ad un’alimentazione adeguata o ai mezzi per procurarsela.”

I governi devono creare le condizioni per attuare tale diritto, adottando politiche e provvedimenti che consentano alle persone di coltivare o acquistare cibo a sufficienza: ed è esattamente questo, declinato in ogni paese a seconda delle condizioni specifiche, che chiederemo a tutti i governi del mondo, compreso quello italiano. Diritto al cibo, diritto ad accedervi, possibilità quindi di coltivare la terra, sono ancora temi controversi nel dibattito internazionale. La sovranità alimentare – che include la tutela dell’accesso alla terra sia ai singoli proprietari sia alla cosiddetta proprietà “tradizionale” –, il rispetto e la valorizzazione delle biodiversità locali e la disponibilità non brevettata delle sementi, come pure la regolamentazione seria e rigorosa della concessione di terre fertili a imprese straniere, sono temi prioritari a partire dai quali far vivere le parole di papa Francesco e di chi l’ha preceduto».